VIGNE
I nostri vigneti si trovano su due aree diverse, una nella valle del Belice tra Poggioreale e Contessa Entellina e l’altra nelle campagne alcamesi. La nostra azienda si estende per un totale di 120 ettari.
Non è solo un modo di dire. Per poter esprimere il territorio, il vino deve trarre origine da un minuzioso lavoro agricolo, che comincia molti mesi prima della vendemmia: tecniche di potatura che facilitano la ripresa vegetativa e lo sviluppo della parete fogliare a protezione dei frutti, diradamenti che limitano la quantità dei grappoli a favore della loro qualità, trattamenti biologici innovativi e analisi continue sulla salute della pianta.
Poggioreale e Contessa Entellina
I nostri vigneti sono situati nel punto di confluenza tra i due affluenti del fiume Belice, chiamati Belice Destro e Sinistro. Una congiuntura eccezionale, in tutti i sensi della parola. Sul lato a nord, in mezzo ai due affluenti, si erge un ripido promontorio sul quale coltiviamo varietà bianche, passando a poca distanza dai 200 ai 500 metri. L’esposizione al sole di mezzogiorno, l’escursione termica tra giorno e notte e la ventosità delle gole fluviali sono condizioni che donano ai vini bianchi freschezza e profumi netti. A sud del promontorio, dove i due rami del fiume si uniscono, ci addentriamo nel noto areale di Contessa Entellina. Qui incontriamo un terroir diverso, seppure contiguo al precedente: le colline si fanno più dolci e i terreni di medio impasto, con scheletro di origine alluvionale, consentono di ottenere vini rossi eleganti e longevi. Una parte dei terreni è destinata ad aree ecologiche perenni, dove animali e insetti possono vivere e riprodursi.
La viticoltura un mestiere che dura tutto l'anno
Nel dopoguerra, nostro nonno Paolo estese i propri vigneti, progressivamente, da Alcamo alla Valle del Belice, ritrovando in questa zona tutti gli ingredienti essenziali per produrre uve, e dunque vini, di grande pregio. Portò con sé la maestria dei viticoltori alcamesi, un bagaglio di conoscenze ereditarie che ancora oggi custodiamo con orgoglio, assieme al gruppo di persone che collaborano con noi senza sosta. Un esempio di queste tecniche tradizionali è la “manganiàta” una pressione che, al momento della potatura, esercitiamo con le dita su ciascun tralcio: anni di esperimenti hanno confermato come questo gesto conferisca alle piante una ripresa vegetativa più vigorosa e omogenea. Tanti accorgimenti che rientrano in una filosofia precisa: impegnarsi tutto l’anno per poter raccogliere, al momento della vendemmia, un’uva che parli da sé.